giovedì 17 maggio 2007

Ascensione del Signore - 20 maggio 2007

Giotto, Acensione (Padova, Cappella degli Scrovegni)


Luca 24,46-53: [46]«Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno [47]e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. [48]Di questo voi siete testimoni. [49]E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». [50]Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. [51]Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. [52]Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; [53]e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Atti 1,1-11: [1]Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio [2]fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. [3]Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. [4]Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: [5]Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni». [6]Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». [7]Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, [8]ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». [9]Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. [10]E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: [11]«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».

Efesini 1,17-23: [17] il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. [18]Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi [19]e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza [20]che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, [21]al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. [22]Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, [23]la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.


Cari amici e care amiche,

ricorre domenica (20 maggio 2007) la solennità dell’Ascensione del Signore. Una preghiera di Paolo ne evidenzia il significato: “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19).

Se frutto della Pasqua è l’amore, come Gesù diceva domenica scorsa (“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”, Gv 14,23), il senso dell’Ascensione sta nel pieno dispiegamento di un amore così grande. Il Padre che “lo aveva fatto sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,20), ora stringe a Sé, nel Figlio che già S’era inoltrato persino negli Inferi, l’intera comunità umana. Per questo anche Paolo fa ai cristiani questo augurio: “il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza” (Ef 1,17-19).

La realtà di Gesù che sale al Padre “che è nei cieli” è così intensa che gli evangelisti ce l’anno tramandata rivestendola comprensibilmente dei nostri linguaggi del tempo e dello spazio. In modo particolare Luca, all’inizio del libro de Gli Atti degli Apostoli, nota che Gesù “si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio” (At 1,3).
Proprio questa terminologia di carattere temporale non va intesa come una materiale sequenza di giorni, ma come la ricomprensione, nella prospettiva della Pasqua di Gesù che avviene nel nostro tempo, di tanti episodi della Scrittura caratterizzati a loro volta proprio dalla cifra ‘quaranta’. Quasi ci venisse data una chiave di lettura pasquale dei giorni del Diluvio (Gn 7,12), della permanenza di Mosè sul Sinai (Es 24,18 e Dt 9,9), degli anni passati da Israele nel deserto (Es 16,35), della fuga di Elia all’Oreb (1Re 19,8) o anche della minaccia di Giona ai niniviti (Gn 3,4); fino ai giorni di digiuno e di tentazione passati da Gesù nel deserto (Lc 4,1). Così i quaranta giorni che seguono la Sua morte e risurrezione, fino alla Sua Ascensione, diventano un singolare tempo di grazia e di amore di Gesù, che predispone i Suoi discepoli ad accogliere il dono dello Spirito Santo: “avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). Anzi, “di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto” (Lc 24,48-49).

Ma questo mistero del Signore potrebbe essere interpretato anche in una prospettiva spaziale. Del resto, tanta iconografia cristiana si è espressa in questo senso, a partire proprio dalla stessa Parola di Dio: “Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (Lc 24,50-51). Tuttavia, affidandoci ad una interpretazione spaziale dell’Ascensione, importa riferisi non ad una spazialità fisica, ma ad uno spazio teologico sotteso all’immagine di Gesù che viene “portato verso il cielo”. Il cielo, il mondo (lo spazio appunto) del Padre Suo. Dove l’amore è pienamente realizzato.
Gesù, che venendo dal Padre per amore, aveva detto, entrando nel mondo: “‘Ecco, vengo’ (nel rotolo del libro è scritto di me) ‘per fare, o Dio, la tua volontà’” (Eb 10,7), ora al Padre Si ricongiunge. “Nel cielo” del Padre Suo Gesù si trova ad essere, come dice Paolo: “al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose” (Ef 1,21-23).
Il Padre che già aveva regalato al mondo il Suo Figlio unigenito ora non Se lo riprende possessivamente, quasi sottraendoceLo. Ce lo ridona piuttosto nella pienezza propria della realtà della Sua Chiesa che non ha altro compito che proclamare al mondo la realizzazione concreta dell’amore gratuito di Dio. Per tutti e per ciascuno: “in tutte le cose”.

L’Ascensione di Gesù al cielo è, molto più semplicemente, l’affermazione della piena vittoria dell’amore, che Gesù stesso ci ha insegnato, su ogni forma di odio. Su qualsiasi espressione di morte.

La gioia del Signore risorto riempia, dunque, il tempo e lo spazio della vostra esistenza. Anzi, la domenica che ci attende, sia ricolma ancora una volta della Sua gioia. Come per i Suoi discepoli, che, “dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio” (Lc 24,52-53).
Il mio saluto più cordiale.

don Walter Magni

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cari amici elevato il nostro cuore per la totale vittoria dell'amore su ogni forma di morte, non dobbiamo avere più paura di niente e nessuno ma osare!
è il tempo di allargare la nostra mentalità, ripensare molte cose con ottica diversa e convertire ogni nostra azione quotidiana in gesti di perenne eucarestia .
Ciò che Dio ci ha donato in Gesù sorpassa ogni nostro pensiero, dobbiamo solo buttarci in questo oceano di amore per venir plasmati dall'acqua dell'amore dello Spirito Santo!
Da come siamo stati amati da Dio in Gesù non possiamo rimanere indifferenti di fronte a una distorsione della realtà e della verità che avviene ogni giorno da parte dei mass media( si creano conflitti religiosi, scontri fra culture e minacce da parte del migrante davvero aberranti!)e a impegnarci per una doverosa accoglienza dell'Altro, del prossimo che oggi indossa i vestiti del Migrante.
DIRITTO AL VITO, IMPEGNO PER COSTRUIRE UN PERCORSO IN CUI AFFIANCO AL DIRITTO ALLA DIFFERENZA VI è IL DOVERE DELL'INTEGRAZIONE DA PARTE DEL MIGRANTE, A CIASCUNO LA PROPRIA RESPONSABILITà IN UNA COMUNITà CHE SI FORGIA ESSENZIALMENTE SULL'AMORE degli uni verso gli altri!
L'ascensione di Gesù possa illuminare il cuore di ogni uomo di buona volontà che lavori per una società più improntata ad uno sviluppo sostenibile, sia economico che sociale e che si fondi sulla non violenza come regola di base per affrontare qualsiasi confronto con l'altro, il diverso che interpella la nostra più profonda identità!
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