domenica 4 novembre 2007

XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l’aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull’utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: Ma che cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro? (mons. Tonino Bello)

Luca 19,1-10: 1Entrato in Gerico, attraversava la città. 2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; 10il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».


Cari amici e care amiche,

domenica prossima, 4 novembre 2007, ricorre la XXXIa domenica del Tempo Ordinario. Continua la lettura del Vangelo di Luca (19,1-10). Effettvamente, l’episodio dell’incontro tra Gesù e Zaccheo è una di quelle pagine che lasciano il segno e che facilmente si stampano nella menoria. C’è, ad un tempo, qualcosa di simpatico e di singolare in questo personaggio che si converte a Gesù. Forse per questo, alcune chiese orientali annoverano Zaccheo tra i loro santi.[1]
Così che, mentre la buona notizia di Gesù raggiunge Zaccheo, questa diventa buona notizia (e-vangelo) anche per ciascuno di noi, permettendo al nostro cuore di diventare più disponibile e accogliente. Un vero e proprio e-vangelo nell’e-vangelo!
Dunque: “Ecco un uomo di nome Zaccheo”. Zaccheo per sé significa ‘puro’, ma come abbreviazione di Zaccaria significa ‘Dio ricorda’. Perché attraverso di lui ancora una volta Dio Si ricorda di noi, come dice anche il salmo 8: “Cos’è un uomo perché ti ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Dio, infatti, in Gesù Si cura sempre di noi. Se è decisivo accorgersi del percorso che Zaccheo fa per ‘riuscire a vedere’ Gesù, ancor più significativo è evidenziare cosa Gesù anzitutto compie per ‘vedere’ Zaccheo.

Dal nostro punto di vista è propriamente Zaccheo che “cercava di vedere Gesù”. Perché ‘vedere Gesù’ è una esperienza tra le più importanti del Vangelo. C’è chi vorrebbe toccare anche solo la frangia del Suo mantello; chi bacia e abbraccia i Suoi piedi, come Maria di Magdala; chi Lo osserva, mantenendo le distanze, come gli scribi e i farisei; chi, invece, è affascinato persino dalla Sua bellezza fisica, proclamando beata Sua madre, Maria; chi grida per farsi sentire da Lui, come il cieco (di Gerico), e chi, infine, si abbandona sul Suo cuore, come il Discepolo amato, ‘perdendo la testa’ per Lui. Si tratta, dunque, di saper scavare in questo desiderio, che anche noi potremmo provare.
Ma cosa significa propriamente ‘vedere’ Gesù? Tanti lo hanno visto con gli occhi, ma non per questo Gli hanno creduto. Zaccheo, infatti, voleva vedere “Gesù quale fosse”, volendo cioè raggiungere la Sua identità più profonda. Non basta ‘guardare’ con gli occhi, Zaccheo vuole ‘vedere’ con il cuore. Questo è il punto: raggiungere l’identità di Gesù. “Che sia lui il Messia?” grida la Samaritana ai compaesani (Gv 4,29); “Vieni e vedi” dice Filippo a Natanaele (Gv 1,45s); così come il Centurione romano, davanti allo ‘spettacolo’ della Sua croce, “vistolo spirare in quel modo, disse: ‘Veramente quest’uomo era figlio di Dio’”. (Mc 11,39). Sin qui siamo chiamati a vedere.

Di Zaccheo si dice propriamente che, volendo vedere Gesù, “non gli riusciva a causa della folla”. La folla, in genere, ha sempre nei vangeli, un ruolo ambiguo nei confronti di Gesù. Lo cerca in modo disordinato, quasi assediandoLo, creando intorno a Lui una sorta di ostacolo che non permette di individuarLo a chi Lo sta cercando davvero. Del resto, non mancheranno mai degli ostacoli capaci di frenare l’incontro diretto con Lui. Piuttosto rimane decisivo soprattutto un fattore più soggettivo, proprio di Zaccheo, perché “era piccolo di statura”. L’uomo, infatti, è sempre piccolo davanti a Lui. Mentre Lui ci prende così come siamo, per quello che siamo. Come Saulo di Tarso, che cambierà il suo nome in Paolo, che significa ‘piccolo’, ‘poca cosa’ (At 13,9), definendosi: il primo tra i peccatori e l’ultimo tra i santi, quasi un aborto.

A Zaccheo, da uomo furbo e capace, non resta che mettere in atto una strategia: “Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là”. Dunque “per poterlo vedere”, decide di compiere due azioni decisive e insolite, considerata la dignità, l’immagine di capo dei pubblicani (arcipubblicano) di cui gode in Gerico.
Anzitutto, corre avanti per precedere Gesù, tentando così di superarLo. Lo precede un po’ come Giovanni il Precursore, o proprio come i discepoli precedevano Gesù per annunciarNe l’arrivo nei villaggi e nelle città. Zaccheo in questo modo finisce già per essere Suo discepolo. Per questo, senza preoccuparsi della propria onorabilità, “salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là”. Se, per un verso, la scena è curiosa, per un altro, nella luce del discepolato, sembra prefigurare la stessa salita di Gesù sull’albero della croce.
Ciò che potrebbe mancare nel nostro desiderio di vedere Gesù è, stando all’esemplarità di Zaccheo, l’avvio di una strategia concreta e precisa per raggiungere davvero la Sua vera identità. Più che frutto di furbizia, si tratta di mettere in campo, senza troppi calcoli, l’amore, perché “Chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11,10). Resta che anche la furbizia dei santi è istruttiva.

Da una parte, c’è tutta la tensione strategica di Zaccheo “per vedere Gesù”, dall’altra però è Dio stesso che non si tira indietro: “Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: ‘Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua’”. Gesù, dunque, ci raggiunge là dove siamo. Questa, infatti, è la strategia propria dell’incarnazione (l’economia della salvezza), che non abbassa noi, ma fa sì che Lui per primo Si abbassi (la kenosi) per poterci raggiungere e sostenere fino in fondo. Come portandoci sulle Sue spalle. Per questo Gesù, stando ‘sotto’ quel sicomoro, “alzò lo sguardo”. Così, tra questi due sguardi – quello di Zaccheo paradossalmente dall’alto e quello di Gesù paradossalmente dal basso – avviene un incontro, dove persino le parole zittiscono, perché ormai sono gli occhi a brillare.

Ed è infine decisivo saper sostare proprio là dove Gesù ha raggiunto Zaccheo, volendo entrare da lui, nella sua casa: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Dio ci raggiunge sulla strada che stiamo percorrendo perché desidera entrare nell’intimità della nostra casa. Senza farSi problemi, consapevole che quella è la casa di un pubblico peccatore. Non ci sono moralismi religiosi che Lo possano trattenere in qualche modo. La Sua è una decisione precisa e chiara: “oggi devo fermarmi a casa tua”. Così come poco prima aveva guarito il servo di quel Centurione che, con dolce insistenza, l’aveva pregato dicendo: “perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito” (Lc 7,7).

Non è stato commentato tutto l’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo. Ma è stato decisivo evidenziare gli elementi fondamentali della ricerca che Zaccheo compie nei confronti di Gesù e che Gesù mette in atto per farSi raggiungere da Zaccheo. Per saperLo accogliere come lui: “In fretta scese e lo accolse pieno di gioia”, senza preoccuparci del fatto che ci sarà sempre qualcuno che si permetterà di notare, mormorando, che ancora una volta Gesù “è andato ad alloggiare da un peccatore!”. Conta piuttosto il risultato concreto e alto di questa visita singolare, consegnato nella dichiarazione di Zaccheo e nelle parole conclusive di Gesù: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto’. Gesù gli rispose: ‘Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto’”.
Come è bello sentirci, di domenica in domenica, oggetto di una strategia divina che ci viene a cercare per amore, così come Gesù ha cercato Zaccheo, fin dentro la sua casa. Perché “il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cecare e a salvare ciò che era peduto”.
Che la Sua pace vi raggiunga ancora e raggiunga tutti. Buona domenica.

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