domenica 18 novembre 2007

I Domenica - Avvento Ambrosiano – Anno A

Giotto, Giudizio Universale (particolare, Padova, Cappella degli Scrovegni)

[30]Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. [31]Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli” (Mt 24,30-31).


Matteo 24,1-14.29-31.42[1]: [1]Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. [2]Gesù disse loro: «Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata». [3]Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». [4]Gesù rispose: «Guardate che nessuno vi inganni; [5]molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. [6]Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. [7]Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; [8]ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. [9]Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. [10]Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. [11]Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; [12]per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. [13]Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. [14]Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
[15]Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, [16]allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, [17]chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, [18]e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. [19]Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. [20]Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato. [21]Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. [22]E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. [23]Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: E' là, non ci credete. [24]Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. [25]Ecco, io ve l'ho predetto. [26]Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: E' in casa, non ci credete. [27]Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. [28]Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi. [29]Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. [30]Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. [31]Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
[32]Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. [33]Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte. [34]In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. [35]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. [36]Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. [37]Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. [38]Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, [39]e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. [40]Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. [41]Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
[42]Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
[43]Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. [44]Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.


Cari amici e care amiche,

con questa domenica (18 novembre 2007) entriamo nell’Avvento ambrosiano. Siamo anche all’inizio di un anno liturgico, nel quale sarà proposta – di domenica in domenica – la lettura del Vangelo di Matteo. In modo particolare, la pagina evangelica di questa domenica (24,1-14.29-31.42) chiede d’essere ben compresa. Ci si trova, infatti, all’interno del cosiddetto ‘discorso escatologico’, il V° e ultimo discorso di Gesù, secondo il Vangelo di Matteo. Riguardante cioè le cose ultime, i consigli più decisivi e importanti per i Suoi discepoli.

La constatazione di partenza tocca la questione della distruzione del Tempio di Gerusalemme: “Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Gesù disse loro: ‘Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata’”. Gesù prende spunto dalla distruzione del Tempio (che sarebbe avvenuta nel ’70 d.C.), simbolo e orgoglio della spiritualità ebraica, per avviare una riflessione sulla fine del mondo e, di conseguenza, sul Suo ritorno finale: “i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: ‘Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo’”.
Vanno così evidenziati due passaggi, per cogliere il senso corretto di questo testo evangelico. Anzitutto la distruzione del Tempio che prelude la fine del mondo. La fine di un simbolo religioso così alto decreta la fine di una religione e questa conclusione s’intreccia con la fine di ogni cosa. Con la fine del mondo, appunto. Ma proprio questa declinazione del tema della fine delle cose più significative diventa concretamente l’orizzonte all’interno del quale si dischiude definitivamente lo stesso apparire di Gesù. Il Suo atteso ritorno tra noi.

In questo senso, i Suoi discepoli sono esplicitamente alla ricerca di alcuni segni inequivocabili in grado di rassicurarli che Gesù, il loro Maestro, ritornerà davvero. Per questo Gesù s’inoltra nella descrizione degli elementi necessari per un corretto discernimento: “Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno”. Restare, infatti, in attesa di Lui, aspettando anzitutto Lui, chiede e chiederà ancora e sempre un preciso esercizio dell’intelligenza.
Le stesse guerre e i timori di guerra non sono ancora il segno evidente del ritorno del Cristo: “Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine”. Seppure l’esperienza della distruzione e della morte che una guerra comporta è dolorosa e terribile, tuttavia non siamo ancora in presenza di un Suo definitivo ritorno. E se anche “si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi”, questo è certo “l’inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome”. Ma non è ancora questo il tempo della fine: è, invece, quello di una testimonianza ancora più esplicita e chiara.
Dunque, tra il tempo ultimo della fine e quello, conseguente, della venuta gloriosa di Gesù sta, il tempo della testimonianza. Una fase della nostra storia che già nel primo discorso del vangelo di Matteo è definita nei termini della beatitudine. Un’occasione singolare di santità e di santificazione per tutti i Suoi discepoli: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (5,11-12).

La prima reazione, in questo stato di cose, potrebbe essere di scandalo: “Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda”. Una seconda potrebbe essere rappresentata addirittura dall’inganno e da una diffusa falsità: “Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti”; sino a profilarsi all’orizzonte persino ingiustizia e malvagità: “per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà”.
A tutti coloro che si dovessero trovare in situazioni simili Gesù chiede il coraggio della perseveranza: “ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato”, mentre “questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti. E allora sarà la fine”. Nel contesto di persecuzione estrema dei credenti e di annuncio universale del Vangelo di Gesù, la fine delle cose preluderà così alla fine del mondo. Cioè: “sarà la fine”.

Cosa avverrà “subito dopo la tribolazione di quei giorni”? Con linguaggio apocalittico – “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte” – Gesù diventa così più esplicito a Suo riguado. Descrivendo il precipitare di qualsiasi corpo celeste, introduce i Suoi discepoli al senso ultimo della fine di ogni cosa, proclamando che nella Sua fine sulla croce Lui diventa il fine e il senso di tutto ciò che per natura è destinato a finire. Per questo compare “nel cielo il segno del Figlio dell’uomo”, mentre tutte le fonti luminose celesti precipitano impallidite: “si fece buio su tutta la terra” (27,45). Morendo sulla croce, Gesù diventa proprio il grande segno – luminoso ed evidente – richiesto dai discepoli: “allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria”. Come le folle, che davanti a quello spettacolo,“se ne tornavano percotendosi il petto” (Lc 23,48).

Siamo così introdotti alla scena finale: “Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli”. Non è decisivo determinare un tempo preciso nel quale tutto questo avverrà. Del resto, Gesù stesso afferma “Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Determinante è, piuttosto, l’atteggiamento di fondo che i Suoi discepoli dovranno imparare ad esercitare: “Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte”.
Siamo, dunque, invitati a saper vivere con maggior vigilanza: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”. La questione ultima non sta nel temere la fine, quanto nel rischio di non riconoscerLo nella Sua Gloria crocifissa effettiva. Vigilare significa, pertanto, contemplarLo Crocifisso, là dove ormai si trova.

L’Eucaristia domenicale, anche in questo tempo di Avvento che sta per iniziare, sarà determinante per immetterci proprio nella contemplazione reale della morte e risurrezione di Gesù.
Che l’Avvento sia un tempo di attesa di Lui per giungere, nel Suo natale, a una comunione sempre più piena e reale con Lui che ci viene a visitare.

Buona domenica a tutti.

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