giovedì 28 giugno 2007
XIII Domenica del Tempo Ordinario - 1 luglio 2007
Luca 9,51-62: [51]Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme [52]e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. [53]Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. [54]Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». [55]Ma Gesù si voltò e li rimproverò. [56]E si avviarono verso un altro villaggio. [57]Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». [58]Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». [59]A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». [60]Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio». [61]Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». [62]Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Cari amici e care amiche,
con domenica prossima (XIIIa del Tempo Ordinario, 1 luglio 2007) sarà proposto l’ascolto di un brano evangelico (Lc 9,51-62) fortemente caratterizzato dall’esperienza di Gesù che Si dirige “decisamente verso Gerusalemme” (9,51). Preceduto e seguito da un gruppo di giovani discepoli a loro volta profondamente coinvolti nella medesima tensione del loro Maestro: “mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono” (Lc 9,52).
Il viaggio di Gesù [1]
Ma il gusto del viaggio non è solo un tratto della Sua personalità, che Gli deriva dall’essere figlio del nomade Abramo o dall’esperienza dell’Esodo, che tanto ha segnato il popolo di Israele. Importa, piuttosto, scavare in questa Sua profonda ansia di viaggiatore instancabile e determinato. Tanto che Luca introduce l’episodio notando che “stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo” (9,51a). Se questo, infatti, spiega chiaramente l’urgenza di Gesù che proprio sulla croce dirà “(Tutto) è compiuto” (Gv 19,30), di questa circostanza, letteralmente si dice che “indurì i tratti del suo volto per prendere la strada verso Gerusalemme” (9,51b) .
Gesù non sta semplicemente andando a Gerusalemme, mètà religiosa di ogni ebreo praticante (“il santo viaggio”, sl 83,6). Si sta piuttosto definendo per Lui, giungendo a Gerusalemme, il senso di un’esistenza totalmente rivolta al Padre. Gerusalemme, infatti. è il luogo del compimento ultimo della volontà del Padre Suo. Volontà che l’aveva continuamente nutrito (“mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua”, Gv 4,34) e alla quale S’era riferito per tutta la sua vita (“faccio sempre le cose che gli piacciono”, Gv 8,39).
Un’esperienza spirituale, un viaggio così intenso di relazione col Padre Suo (persino ‘dentro’ il Padre Suo: “Io e il Padre siamo uno”, Gv 10,30), che Gesù aveva cominciato a vedere con lucidità già a dodici anni, in occasione del Suo primo viaggio al Tempio di Gerusalemme. Tanto che, rispondendo a Sua madre che l’aveva interpellato seriamente, dirà: “Perchè mi cercavate? Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda il Padre mio?” (Lc 2,39).
La sequela di Gesù
C’è, dunque, un primo fondamentale passaggio che Gesù chiede a chi decide di seguirLo: imparare ad andare là dove Lui sta andando. Cioè ‘In’ Colui che Lui stesso sta già follemente seguendo per amore. Non comprendere la presenza del Padre Suo nei continui movimenti e spostamenti di Gesù – “se ne andava per città e villaggi, predicando e annunziando la buona notizia del regno di Dio” (Lc 8,1) –, potrebbe diventare, anche per i Suoi discepoli, motivo di profonda incomprensione e anche di inevitabili fraintendimenti del Suo stesso messaggio.
Per questo il resto del brano di Luca prosegue con un episodio che vede al centro l’azione e la discussione conseguente con alcuni discepoli (9,52-56), e, nella seconda parte, l’elenco di alcune domande di ammissione alla Sua sequela da parte di tre giovani aspiranti (9,57-62).
Dunque, anzitutto Gesù “mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme” (Lc 9, 52-54). Certo, la mèta che Gesù Si prefigge non sembra ammettere indugi per nessuno. Ma il seguito apre una breccia sulla singolare linea pedagogica del Maestro Gesù. Infatti “Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: ‘Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?’” . Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio” (Lc 9,55-56).
Da una parte c’è tutta l’irruenza e la passionalità giovanile di Giacomo e Giovanni, ma, dall’altra, si impone la saggia e netta decisione di Gesù che, mentre non indugia in inutili discussioni, soprattutto è consapevole che ben altra è la volontà del Padre Suo. Soprattutto nei confronti di chi non Lo comprende e addirittura sembrerebbe rifiutarLo apertamente.
Gesù e i Suoi giovani discepoli
Giovane però era anzitutto Gesù. Non potremmo capirLo davvero se non cogliessimo in Lui una sana e trasparente passione. Che Lo portava a intraprendere, da innamorato com’era del Padre Suo, un viaggio verso Gerusalemme così lungo e complesso. Perché il Padre era il Suo ideale, il suo ‘idolo’, il senso, il vessillo che avvolgeva tutta la Sua esistenza: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei davvero che fosse già acceso!” (Lc 12,49).
Se Gesù non fosse stato preso proprio da questa ‘follia’, molti giovani non l’avrebbero mai riconosciuto. Questa Sua straordinaria insofferenza nei confronti di ogni meschinità, pronto anche a slanci audaci, ha permesso a Gesù di guardava con grande simpatia ai giovani. Ma anche a molti giovani di saper guardare a Lui con profondo affetto e disponibilità senza misura.
Dunque proprio in forza di questa carica spirituale (folle per alcuni, forse troppo vecchi per poterLo capire quando dicevano: “è fuori di sé”, Mc 3,21), alcuni giovani – che Lo avevano a lungo ‘studiato’ – decidono di seguirLo: “Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: ‘Ti seguirò dovunque tu vada’. Gesù gli rispose: ‘Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. A un altro disse: ‘Seguimi’. E costui rispose: ‘Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre’. Gesù replicò: ‘Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio’. Un altro disse: ‘Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa’. Ma Gesù gli rispose: ‘Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio’” (Lc 9,57-62).
Molto ci sarebbe da dire a riguardo dell’immediatezza (ingenua), ma anche dell’incertezza, che avvolge questi sintetici e diretti dialoghi vocazionali con Gesù. La storia vocazionale di ciascuno – l’incontro personale con Lui che ancora ci invita a seguirLo, nei modi più diversi – resta consegnata a una intimità spirituale che nessuno potrà mai permettersi di violare. È in gioco la Sua libertà. Ma è in gioco anche la nostra.
Intanto, l’Eucaristia domenicale, continuerà ad essere il permanente e imprescindibile orizzonte entro il quale la Sua Parola ancora risuona e i tratti concreti del Suo corpo e del Suo sangue continuano a trasformare la nostra esistenza, esercitandoci nella sequela.
Buona domenica a tutti.
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4 commenti:
Cari amici è un periodo di grandi aspettative per ciascuno di noi, ogni giorno la fede ci aiuta a far più chiarezza nella nostra vita e a camminare con decisione verso la nostra vocazione.
Grande gioia ed impressione mi ha lasciato lo sposalizio che è accaduto a Vicenza il 30 Giugno, un uomo ed una donna che ben conosco con coraggio hanno accettato il loro destino, lasciando tutto e seguendo solo Gesù che voleva il loro matrimonio!
Tanti altri matrimoni assomigliano a questo , vuol dire che molte persone preferiscono la chiarezza nella vita e costruire qualcosa di importante avendo la capacità di essere realisticamente responsabili.
Chi anche sceglie un lavoro, che sente veramente nel suo profondo di voler fare, costruisce un pezzetto di cielo qui in terra, la vocazione che il Padre gli ha affidato viene compiuta .
In questo momento mi viene in mente il lavoro del giornalista che si occupa delle tematiche sociali, in particolare di immigrazione, che lascia ogni distrazione mondana per indossare i panni dell’altro, muoversi assieme all’altro e dare la voce alle sue grida troppo spesso inascoltate!
Alberto Mori
ristorante canto sesto milano
imparato molto
Perche non:)
molto intiresno, grazie
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