domenica 8 luglio 2007

XIV Domenica del Tempo Ordinario - 8 luglio 2007

I discepoli della Pentecoste (particolare) mosaico realizzato dal Centro Aletti
(Chiesa di S. Chiara al Collegio Francese di Roma, 2004)


Luca 10,1-12.17-20: [1]Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. [2]Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. [3]Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; [4]non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. [5]In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. [6]Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. [7]Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. [8]Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, [9]curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. [10]Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: [11]Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. [12]Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. [13]Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. [14]Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. [15]E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata! [16]Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato». [17]I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». [18]Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. [19]Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. [20]Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Cari amici e care amiche,

a quali fatti allude l’inizio del brano evangelico (Lc 10,1-12.17-20), proposto dalla liturgia domenica prossima (XIVa del Tempo Ordinario, 8 luglio 2007)? Gesù S’era incamminato verso Gerusalemme (“decisamente”, Lc 9,51) e alcuni, col desiderio esplicito di seguirLo (9,57-62), L’avevano avvicinato. Pertanto, “dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli”. Così, ai Dodci e ai primi discepoli, molti altri s’aggregano.

Se i Dodici testimoniano un’immagine iniziale della prima comunità cristiana, questi Settantadue discepoli dilatano le sue dimensioni nel tempo e nello spazio. Inviati in coppia a motivo di un aiuto reciproco, rendono comunque più solida la loro testimonianza al Vangelo di Gesù: “li inviò a due a due avanti a sé (davanti al suo volto)”. Viene così citato il momento nel quale Gesù “indurì il suo volto per andare a Gerusalemme” (9,51). Con l’impegno preciso ad entrare “in ogni città o luogo dove stava per recarsi”. Se la “città” permette l’incontro e la relazione, in un “luogo” gli uomini abitano. Proprio lì Gesù vuole arrivare con la Sua parola di salvezza.

Per loro redige alcuni consigli: “diceva loro”. Indicazioni impartite in occasioni diverse, ma raccolte poi in una sorta di ‘manuale del discepolo’. Con una premessa: “la messe è molta, ma gli operai sono pochi”. E’ decisivo, infatti, evangelizzare avendo il senso delle proporzioni tra l’abbondanza quantitativa della “messe” e Colui che la governa (“Padrone”). Tanto che la prima collaborazione richiesta non sta nel ‘fare’, ma nell’’invocare’. Discepolo non è anzitutto colui che fa qualcosa in rapporto alla messe, ma che costantemente sa guardare a Colui che proprio così l’ha creata e amata: “Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. Solo dopo si può partire per la missione: “Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Dopo essersi abbandonati al “padrone della messe” come Gesù che continuamente si è abbandonato alla volontà del Padre Suo, in occasione dell’annuncio avviene che i discepoli vengano identificati col loro maestro, l’“agnello di Dio”, che si consuma a Pasqua. Il lupo, sempre affamato di pecore e agnelli, resterà sempre in agguato nel tempo della Chiesa dei Suoi discepoli . Solo alla fine dei tempi, agnello e lupo pascoleranno insieme (Is 11,6).

Si passa quindi ad alcune indicazioni più pratiche. Anzitutto c’è una richiesta che, in ragione della sua essenzialità e sobrietà, ben evidenzia Colui che si sta annunciando: “non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada”. Per questo Gesù dirà a Marta, ma guardando a Maria, che “una cosa sola è necessaria” (Lc 10,41); come anche al giovane ricco: “una cosa sola ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai” (Mc 10,21). Per amore Suo va infatti “gettato” (Mc 10,50) persino il mantello che raccoglie e trattiene le ultime sicurezze.
Poi bisogna entrare nelle case e nelle città. Anzitutto nella casa, dove ci si nutre e si ama: “in qualunque casa entriate, prima dite: ‘pace a questa casa’. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi”. Proprio come dirà ai Suoi il Risorto, nell’intimità del Cenacolo: “Pace a voi” (Gv 20,19). Sapendo che, da ospiti, in una casa è bene stare alle abitudini del luogo: “restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa”. Già si intuisce l’importanza propria del ‘luogo’ nel quale i credenti poi si raduneranno per fare memoria di Lui.

Ma Gesù non può disattendere un legame singolare con la città. Egli stesso, infatti, “se ne andava per città e villaggi, predicando e annunziando la buona notizia del Regno di Dio” (Lc 8,1). Ritorna così il desiderio d’essere accolti e ascoltati, parlando di Lui: “Quando entrerete n una città e vi accoglieranno”. Il Vangelo, infatti, chiede un ascolto incondizionato, così che si possa procedere senza misura, secondo la sovrabbondanza del cuore che semplicemente ama: “mangiate quello che vi sarà messo innanzi. Curate i malati che vi si trovano, e dite loro: ‘si avvicina il Regno di Dio’”.
La possibilità del rifiuto tuttavia rimane sempre: “Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città”. E dove il rifiuto è ottuso e senza appello, anche Gesù non ammette tentennamenti e ambiguità (Lc 10,12-15).

Il ritorno dalla missione è allegro e festoso: “i settantadue tornarono pieni di gioia”. Proprio come recita un detto di Gesù: “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Perché “anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Nel Suo nome, infatti, si vince e si ottiene comunque (Gv 14,14). Una gioia che Gesù aveva prevista: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare”; e da collegare ad una ricompensa precisa: “Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi, rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
Se “i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”, cioè nel nome di Colui “che viene dal cielo” (Gv 6,32), ora i nomi dei Suoi non sono solo scritti nel libro della vita della storia degli uomini, ma “nei cieli”, cioè nel cuore stesso del Padre Suo. Infatti, la vita di chi si realizza annunciandoLo, è già “nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3).

L’annuncio del Signore Gesù che deriva dalla celebrazione dell’eucaristia domenicale è già carico della promessa della di una comunione piena e definitiva con Lui.
A tutti voi l’augurio di una buona domenica nel Suo nome.

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