giovedì 21 giugno 2007

Domenica del Tempo Ordinario - 24 giugno 2007

Caravaggio, Emmaus (particolare)

Pantocrator, mosaico (Santa Sofia, Istanbul)

Luca 9,18-24: [18]Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». [19]Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». [20]Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». [21]Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. [22]«Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
[23]Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. [24]Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.

Cari amici e care amiche,

con domenica siamo alla XIIa del Tempo Ordinario (24 giugno 2007). La redazione evangelica di questo nuovo episodio (Lc 9,18-24) nota che Gesù “si trovava in un luogo appartato a pregare” (9,18a). Luca è particolarmente attento al tema della preghiera. Ma Gesù non esce tanto rassicurato dal colloquio diretto col Padre Suo. Piuttosto è tutto preso da una precisa domanda: “Chi sono io secondo la gente?” (9,18b) e, subito dopo: “Ma voi chi dite che io sia?” (9,20a).

Un primo aspetto che introduce la nostra riflessione tocca un tema che sembra trovare buona considerazione anche nella riflessione teologica: che coscienza aveva Gesù di Se stesso? Prima della consapevolezza che noi, dopo i Suoi discepoli, abbiamo di Lui (coscienza oggettiva), ha senso chiederci anche quale coscienza Gesù potesse avere di Se stesso (coscienza soggettiva o genitiva).
Seppure questo tema possa darci l’impressione di inoltraci sul terreno minato del sospetto, quasi si dubitasse della certezza che Gesù doveva avere d’essere Figlio di Dio (coscienza teologica), non è questo il problema. Molto più interessante, piuttosto, è notare che anche Gesù è cresciuto umanamente nella coscienza della Sua identità teologica. Percorrendo lo stesso processo col quale un uomo raggiunge la sua personale maturità. Del resto, di Gesù dodicenne sempre Luca afferma che “cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (2,52). E che la coscienza che Gesù aveva di Sé in quel momento fosse coerente con la volontà del Padre Suo, lo rivela ancora Lui, replicando alla decisa risposta che Pietro Gli aveva dato (sei “il Cristo di Dio”): infatti “Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9,22).

Ma questo episodio evangelico ci introduce poi a saper passare dalle nostre domande ‘su’ Gesù a quelle che sono le vere domande ‘di’ Gesù. Questo delicato esercizio ci potrebbe aiutare a comprendere che, soprattutto dal punto di vista dell’intelligenza complessa dell’Occidente, Gesù è evangelicamente un singolare principio d’ordine in rapporto al nostro convulso e affannato domandare a Suo riguardo. Molte domande, che rispondono ad una curiosità intellettuale diffusa oggi nei Suoi confronti – interrogativi che scaturiscono spesso da rivisitazioni di carattere storico, letterario e persino cinematografico – troverebbero in Occidente una più precisa riqualificazione. Soprattutto molta più pace: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” (Agostino, Confess. 1, 1, 1).
Si scopre così il valore e l’alto senso pedagogico col quale Gesù pone le Sue domande. Qualcuno le ha persino matematicamente e statisticamente contate: 61 nel Vangelo di Marco, 40 in quello di Matteo, 25 in Luca e 48 in Giovanni. Gesù, insomma, non Si impone mai ai Suoi in modo assertivo. Piuttosto ama interpellare la gente e, soprattutto in questo caso, interroga i Suoi, al fine di farli riflettere. Ascoltandoli e coinvolgendoli nei Suoi stessi pensieri e nei Suoi progetti più decisivi.

In questo senso il risultato che deriva dalle domande di Gesù – come anche dalle risposte dei Suoi discepoli – viene ad essere un vero e proprio itinerario che, se per un verso rivela le Sue convinzioni più profonde, per un altro ci fa percepire la coscienza progressiva che i Suoi discepoli cercavano di avere di Lui, dopo che a più riprese si domandavano: “e chi è dunque costui (…)?” (Mc 4,41). Come se dalle loro risposte si evidenziassero due percorsi possibili. Il primo, infatti, riporta i discepoli di Gesù, e anche noi, alla coscienza generica della gente: “Essi risposero: ‘Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto’” (Lc 9,19); il secondo, invece, sembrerebbe scaturire dalla coscienza, apparentemente più sicura di Pietro, che prendendo la parola a nome degli altri aveva risposto: “Il Cristo di Dio” (Lc 19,20b).
Cosa è significativo evidenziare a questo punto? Anzitutto il fatto che Gesù, a partire dalla relazione col Padre Suo (cioè nella preghiera sulla quale proprio Luca insiste), e dialogando coi Suoi, impara a rivelarSi agli uomini con maggiore determinazione; e, inoltre, che proprio la parola – nel fitto dialogo fatto di domande e risposte – è la dimensione ineliminabile umanamente attraverso la quale, anche Gesù Si è detto e pienamente rivelato alla coscienza degli uomini. Per questo, dunque, esorterà i Suoi, a conclusione dell’episodio, dicendo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,23-24).

La celebrazione domenicale dell’Eucaristia è lo spazio concreto nel quale, è dato a tutti i credenti di continuare ad ascoltare la forza provocatoria delle domande di Gesù che interpreta e dice i desideri e le attese più grandi del cuore di Dio. Anzi, proprio Lui S’aspetta che Gli rispondiamo abbandonandoci e fidandoci del Suo gesto d’amore crocifisso. Non ci sarà in questo senso difficile rispondere. Buona domenica a tutti.
don Walter Magni

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cari amici oggi mi pongo questa domanda: chi è Gesù per me? è un punto di riferimento costante nel mio cammino di vita, che mi aiuta ad affrontare le situazioni più difficili e le debolezze che mi attanagliano.
Gesù è l'apertura totale alla vera vita, cosi ricca di relazioni ed amore, in cui tutto si dona e niente si pretende in cambio!
Gesù è la misericordia che perdona i nostri limiti, il nostro fare tutto per egoismo;ci aiuta a venire fuori alla luce facendoci capire l'importanza dell'essere noi stessi pane spezzato per gli altri!
Gesù è l'icona della non violenza, dello spezzare le armi per dar spazio all'amore che perdona tutti; è il migrante che bussa alla nostra porta, il senza fissa dimora che ci chiede solo un sorriso!
buona domenica Alberto
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