martedì 3 aprile 2007
Domenica di Pasqua - 8 aprile 2007
Giovanni 20,11-18: [11]Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro [12]e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. [13]Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». [14]Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. [15]Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». [16]Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! [17]Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». [18]Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
Cari amici e care amiche,
alcune donne, che portano il nome di Maria, accompagnano l’intera esperienza pasquale di Gesù: Maria di Betania che, essendo ‘stata’ ai piedi di Gesù per ascoltarLo (Lc 10,39), proprio “sei giorni prima della Pasqua” torna, con profondo affetto, per lavarGli i piedi (Gv 12,1-11); poi c’è Maria, Sua madre, che con altre donne ‘sta’ dignitosasamente presso la Sua croce (Gv 19,25); e infine – riferendoci all’episodio evangelico che sarà proclamato domenica, Solennità della Pasqua di Gesù (8 aprile 2007) – Maria di Magdala, alla ricerca sofferta di Gesù, “stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva” (Gv 20,11).
La singolare capacità di queste donne d’essere esplicitamente attente alla Sua vicenda pasquale, disegna già tutto lo spessore storico esistenziale della Pasqua cristiana. Gesù risorto è espressione di una divina umanità che, concepita in Maria Sua madre, è stata poi accolta dall’intenso affetto di Maria di Betania e dall’attesa appassionata di Maria di Magdala. Nel cuore di una madre, come in quello di un’amica o di un’amante, sta sempre un solo desiderio: che Gesù – il Figlio, l’Amico o l’Amato, – possa vivere ancora, nonostante sia passato per lo zoccolo duro della morte. Non solo riviverLo nei loro pensieri. Ma proprio come Colui che, solo, sa dare pieno compimento alle attese del cuore di una donna.
Questo tuttavia non basta alla nostra fede. Il mistero singolare della Sua Pasqua di risurrezione attiene propriamente a un desiderio che anticipa ogni nostra attesa e speranza. Perché il nostro bisogno di Lui si radica nel Suo stesso desiderio d’esserci accanto. Nella vicenda di Maria di Magdala, che giunge a incontrare l’Amato dopo averLo a lungo cercato –‘‘avete visto l’amato del mio cuore?’” (Ct 3,3) – si racchiude anche il mistero della nostra attesa di Lui. Ma poi è anzitutto Lui, che pur di farSi trovare, ama essere cercato. Per diventare così l’Amante amato del nostro cuore, inquieto e fragile ad un tempo.
Anzitutto, dunque, c’è il pianto di Maria. Quasi in contrasto con la gioia della Pasqua: “Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva” (Gv 20,11). Proprio questo è forse il segno più forte ed eloquente di un’amante per l’Amato. Tanto che subito il Suo sepolcro vuoto ne preannunzia già la presenza: “mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: ‘Donna, perché piangi?’. Rispose loro: ‘Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto’” (Gv 20,11-13).
Il pianto di Maria di Magdala è simile a quello di una donna che “quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana” (Gv 16,21).
E dal pianto di Maria di Magdala prende le mosse anche il Risorto. Tanto che subito le dirà: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” (Gv 20,14). Perché l’Amato raggiunge l’amante proprio là dove ‘sta’. Là dove noi pure ci troviamo. Non accettando cioè che il suo pianto si protragga oltre un’umana sopportazione. Così il dinamismo stesso dell’incontro - non solo del nostro ‘stare’ presso di Lui, accanto o accovacciati in Lui – qui pienamente si svela. Lui – che del resto non ci aveva mai lasciati, anche nel tempo silenzioso della morte – ora attende d’essere riconosciuto. Tanto che lei, “detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: ‘Donna, perché piangi? Chi cerchi?’. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: ‘Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo’” (Gv 20,14-15).
Così questa danza dell’amore vero raggiunge il suo vertice: “Gesù le disse: ‘Mariam!’. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: ‘Rabbunì!’, che significa: Maestro!” (Gv 20,16). Se Gesù chiama ‘Mariam’, lei, semplicemente, riconosce la voce del suo Maestro.
Se d’istinto subito L’abbraccerebbe, s’apre però ormai, con l’urgenza propria dell’amore, il tempo – per la Chiesa – per annunciare che Lui è vivo, vivo per sempre: “Gesù le disse: ‘Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro’. Mariam di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: ‘Ho visto il Signore’ e anche ciò che le aveva detto’” (Gv 20,17-18).
In attesa, dunque, del Suo giorno: buona Pasqua di resurrezione.
Possiate ancora riascoltare la Sua voce e, sempre, gustare della Sua presenza.
don Walter Magni
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